MILANO – 3 MARZO 2010: Siamo stanchi di non vivere bene

“Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di detenzione sono extra lunghi perché 6 mesi per identificare una persona sono troppi. Siamo vittime della Bossi Fini. C’è gente che ha fatto una vita in Italia e che ha figli qua, gente che ha fatto la scuola qui e che è cresciuta qui. Non è giusto. Non siamo delinquenti.
L’80 per cento di noi ha lavorato anni per la società italiana e si è fatta il culo. I veri criminali non ci sono qui. Una settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare. Però sei mesi sono troppi per un’identificazione, qui è peggio, peggio della galera. La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha pagato la sua pena, non è giusto. La gente che ha avuto asilo politico dalla Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano, non è giusto. I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi altri sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l’espulsione, e per andare ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono. Entrando qui eravamo tutti sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in sciopero fino a che non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che hanno fatto tante cose per noi e che ora son in carcere. Come scrive Dante il grande poeta Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”.
Questo è il comunicato che i reclusi nel Cie di via Corelli a Milano hanno scritto ieri per rivendicare il loro sciopero della fame.
Da ieri infatti tutte le sezioni del Cie, maschile, femminile e transessuale, sono entrate in sciopero per protestare non solo contro la loro reclusione, i maltrattamenti e le terrificanti condizioni in cui sono costretti a vivere, ma anche in solidarietà con con chi a Torino il 23 febbraio è stato arrestato per attivita’ antirazzista; di cui due, ci teniamo a specificarlo, sono i redattori stessi di questo sito.
 
 
Aggiornamento della sera del 3 marzo 2010

Nel corso della giornata la protesta si è estesa anche ai Cie di Bologna, Modena, Gradisca d’Isonzo, Torino e Roma.

 

 
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