ROMA – 28 GENNAIO: Assemblea per il diritto di manifestare

ZONA ROSSA PERMANENTE A ROMA? NO GRAZIE!
IL DIRITTO DI MANIFESTARE NON SI TOCCA

In questi giorni stiamo assistendo ad una forsennata campagna politico-mediatica contro il diritto a manifestare che vede come protagonisti il quotidiano Il Messaggero, il prefetto Pecoraro, la Confcommercio, il sindaco Alemanno, in una sorta di delirio reazionario e fascistoide. Si imputa ai cortei che attraversano il centro di Roma di danneggiare il commercio, di limitare la libertà dei "cittadini", di paralizzare il traffico. La soluzione viene indicata nella creazione di una sorta di Zona Rossa permanente che limiti drasticamente il diritto costituzionale alla libera espressione del pensiero, proprio in quelle zone del centro dove sono presenti i palazzi del potere.

Attacca Pambianchi, presidente dei commercianti romani, dalle pagine de "Il Menzognero": "Chiediamo al prefetto di stabilire in quali aree di Roma non si può manifestare, in quali si può." Nel suo discorso Pambianchi definisce le strade del centro come "centro commerciale naturale", non più quindi spazi pubblici liberamente fruibili ma aree di fatto privatizzate, ricondotte alla logica della merce, alla concezione dello spazio urbano come mero territorio della produzione e del consumo. Uno spazio "privato" in cui non hanno più cittadinanza le mille forme della vita pubblica, come per esempio i cortei in cui cittadini e cittadine criticano lo stato di cose presente. Uno spazio che va perimetrato, militarizzato, videosorvegliato.
Aggiunge infatti il buon Pambianchi: "Secondo noi le ragioni della sicurezza vengono prima rispetto a quelle pur legittime della privacy."
Si sarebbe dovuto ricordare al presidente dei bottegai romani che avrebbe fatto meglio a occuparsi di argomenti che conosce bene come l’evasione fiscale, il lavoro nero e i saldi taroccati. Invece il prefetto Pecoraro accoglie e rilancia, sempre sulla pagine de "Il Menzognero": "Il centro storico va completamente escluso dal percorso dei cortei. Potrà essere lambito dalle manifestazioni, ma non coinvolto. E’ chiaro che strade come via Nazionale e via Barberini non potranno essere più percorse." E poi. "Libererò il centro dalle manifestazioni." E ancora: "Quindi individueremo un paio di percorsi possibili per i cortei, con l’obiettivo di poterli alternare. Limitando altresì il numero massimo di cortei al mese." Ma non è tutta farina del suo sacco: "Lo stesso ministro degli Interni mi aveva chiesto di occuparmi della questione." Ah, ecco…
Intanto Alemanno affila le armi, intenzionato a vietare tutto il vietabile. Inutile dire che partiti e sindacati si sono detti subito favorevoli alla limitazione delle libertà costituzionali, anzi tal Di Luccio della Cgil esprime l’auspicio che si renda vincolante per tutti il protocollo anti-cortei che lui si appresta a firmare, in una rincorsa a destra che non ha più argini.
La volontà bipartisan di limitare il diritto di manifestare si affianca alle dichiarazioni di Sacconi sulla limitazione del diritto di sciopero, alla promulgazione del "pacco sicurezza", alla criminalizzazione dei movimenti, all’impunità e alle coperture godute dagli squadristi della destra neofascista, alla ricomparsa di Licio Gelli.
Tutto ciò, e purtroppo molto altro ancora, contribuisce a determinare un clima di deriva securitaria e svolta autoritaria, a definire un modello di governance fascistizzante adatta a gestire un clima sociale difficile, in tempi di crisi economica e di precarietà dilagante.
Sindaci con poteri illimitati sull´ordine pubblico, come previsto dagli articoli in discussione al Senato, dentro il complesso del "pacchetto sicurezza", trasformeranno il sacrosanto diritto al dissenso, in un privilegio, a discrezione di amministratori e polizia. Le condizioni di vita e le espressioni di tutte e tutti noi diventeranno materia di allarme sociale, e saremo quindi sempre meno legittimati a praticare una radicale riappropriazione di spazi di libertà e ricchezza.
Questa messa all´opera dello stato d´eccezione, ci vede tutt* potenziali bersagli, oppure irrimediabilmente chiusi in casa o nei posti di lavoro, costretti da paure e repressione.
Respingiamo l’attacco al diritto a manifestare, utilizziamo tutte le armi della fantasia per ribadire che non esistono porzioni della nostra città in cui non si può esprimere il dissenso, ribadiamo con forza che manifesteremo OVUNQUE!

Così come sabato 31 gennaio, quando saremo per le strade di Roma per dire NO al PACCHETTO SICUREZZA (DdL 733) in votazione al Senato nei prossimi giorni, con un corteo che partirà alle 14.30 da Porta Maggiore.

Invitiamo tutte e tutti per un confronto aperto sul diritto di manifestare liberamente

MERCOLEDI´ 28 GENNAIO PRESSO IL CSOA FORTE PRENESTINO

RETE ANTIFASCISTA METROPOLITANA

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