ROMA – 30.04.10: MADAMA CIE @ Volturno

venerdì 30 aprile

ore 21.00

via Volturno, 37 (stazione termini)

BIT Scenica e AttriceContro
presentano:

MADAMA CIE
Rievocazioni estemporanee di una divisa scoppiata
 

Scritto, diretto, e interpretato da Alessandra Magrini
 
Monologo multimediale, “Madama CIE” è una mistura di brandelli scagliati dall’esplosione di una divisa da cui origina un simulacro tragicomico che segue un sentiero di rievocazioni estemporanee. Lady Oscar, Pinocchio, la Costituzione, il CIE di Ponte Galeria, gli sbarchi a Lampedusa, sgorgano da una mente fuor di senno, proprio come accadde a molti giovani soldati di ritorno dal Vietnam negli anni ‘60 che non hanno retto il peso dell’orrore.
Madama CIE non torna da così lontano, lei vive ed opera nell’Italia dei nostri giorni, quella degli operai arrampicati in cima alle fabbriche, delle aggressioni razziste, delle escort, delle ronde, dei precari senza un euro, dei viaggi disperati degli immigrati clandestini. A calcare le scene è un personaggio costruito dalla fantasia dell’autrice, ma i contenuti della narrazione sono frutto di una documentazione effettuata su reportage giornalistici, contatti con sindacalisti, volontari CIE, dossier e siti internet, fino ad interviste effettuate dalla stessa autrice ad immigrati clandestini.
Come in molti dei lavori della compagnia “AttriceContro” anche in questo c’è l’immancabile tributo al grande Gianmaria Volontè, i suoi personaggi perlopiù figli degli anni 70, trasportati ai giorni nostri si rivelano immortali, scolpiti nel tempo, sempre da tener presenti per penetrare a fondo la verità.
Si ringrazia in modo particolare per la collaborazione alla documentazione, Francesco Viviano (giornalista la repubblica), Kurosh Danesh (Coordinatore del Comitato Nazionale Immigrate/i CGIL), Francesca Di Masi (cooperativa be free contro ogni discriminazione), csa Camilo Cienfuegos, cpa Firenze sud, movimento di lotta per la casa, csa nEXt Emerson, assemble a de*insicuri, rete dei collettivi studenteschi fiorentini, coll. Politico scienze politiche, Alt, Aut lettere filosofia, perunaltracittà per il dossier “chi specula sulla paura”, il sito internet fortresseurope.blogspot.com anche per prezioso materiale fotografico messo a disposizione.
 
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Appello del Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni

Lunedi 26 aprile la Polizia Municipale VIII gruppo e l’Ufficio Tecnico del Municipio si sono presentati presso i locali di via Aspertini 520, con una richiesta firmata dalla Presidenza del Municipio VIII di riconsegna immediata dei locali da parte dell’Istituto di Medicina Solidale.
 
Il quartiere di Tor bella Monaca vuole o non vuole il Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni?

 
Vuole o non vuole ciò che il Servizio rappresenta: salute per tutti, soprattutto per gli esclusi?

 
Vuole o non vuole portare le differenze ad incontrarsi e convivere piuttosto che scontrarsi in una guerra tra poveri?

 
Vuole o non vuole un centro polispecialsitico che da 6 anni lavora tra mille difficoltà per aiutare a prevenire e combattere le malattie?

 
La risposta deve essere chiara e onesta da parte di tutti. Da questo dipende il futuro di un servizio pubblico rivolto al territorio, che sopravvive anche grazie all’impegno di personale medico volontario.

 
I politici al governo sono rappresentanti dei cittadini; se gli elettori ritengono che la scelta politica di sopprimere un servizio all’interno del territorio sia ingiusta, lo si deve dire, anzi gridare. Se al contrario il servizio svolto dall’Ambulatorio da fastidio per la sua natura di assistenza universale, si porrà il problema al Policlinico di Tor Vergata e si chiude.

 
Non saranno tollerati altri attacchi di qualsiasi natura e da qualsiasi parte arrivino.

 

Giovedi 29 aprile ore 14:30 davanti al Teatro di Tor Bella Monaca si invitano alla massima partecipazione gli utenti dell’ambulatorio, i cittadini e le associazioni del territorio, le realtà antirazziste della città, per sottoscrivere l’appello e iniziare una campagna di sostegno al Servizio.

 
Si invita la stampa a partecipare all’incontro.

 
 
Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni

http://www.medicinasolidale.org

 
Per contatti e adesioni

Telefono: 06.20610141

e-mail: info@medicinasolidale.org
 
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ROMA – 21.04.10: Vi serviamo ovunque, anche nei lager!

VI SERVIAMO OVUNQUE, ANCHE NEI LAGER!
Roma, mercoledì 21 aprile 2010

Oggi un centinaio di persone tra studenti universitari, nativi e migranti, attivisti/e dei centri sociali, occupanti dei movimenti per il diritto all’abitare, antirazzisti e antirazziste si sono incontrati/e all’Università La Sapienza di Roma per dare vita a un’iniziativa di denuncia e boicottaggio contro i CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione per migranti).

L’obiettivo era il gruppo “La Cascina”, che gestisce il servizio mensa della Facoltà di Economia e il bar universitario a piazzale Aldo Moro. Questa società, tramite l’affiliata “Auxilum”, dal 1° marzo è entrata nella gestione dei servizi interni al lager di Ponte Galeria.


Abbiamo scelto di denunciare la linea complice di quest’azienda che, oltre ad avallare l’esistenza e contribuire alla mala-gestione del CIE di Roma, è responsabile di somministrare cibo scadente, se non scaduto, e troppo spesso “condito” con psicofarmaci, allo scopo di aumentare il controllo sui migranti e le migranti reclusi/e.

È stato aperto uno striscione che diceva «La cascina: complice dei lager! No ai CIE» davanti all’ingresso della mensa di Economia, mentre altri/e entravano nelle sale distribuendo volantini e adesivi informativi, denunciando al megafono gli orrori di Ponte Galeria, invitando gli studenti e le studentesse a boicottare gli esercizi gestiti da “La Cascina”, parlando con lavoratori e lavoratrici e informandoli/e, molti/e per la prima volta, del profilo infame dei loro datori di lavoro.

Ci siamo poi spostati con un corteo spontaneo che ha bloccato la strada fino a La Sapienza, per poi proseguire dentro l’università fino al bar di piazzale Aldo Moro. Anche qui abbiamo denunciato la complicità di “Auxilium/Cascina” e invitato al boicottaggio attivo gli studenti presenti.

L’iniziativa si è conclusa con un pranzo sociale e una mostra tematica sulle condizioni del CIE di Roma al pratone dell’università.

Per costruire le prossime iniziative della campagna contro i CIE
GIOVEDÌ 29 APRILE ORE 19.00 AL FORTE PREDESTINO, CENTOCELLE

CHIUDERE I CIE SUBITO

NON RENDERTI COMPLICE!
BOICOTTA “LA CASCINA”

 
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«Cari italiani noi siamo dei clandestini». Reclusi/e in lotta nel Cie di Milano

REPORT DAL CIE DI VIA CORELLI
Milano, 12 aprile 2010
 
Lo sciopero della fame continua, si mantiene e torna ad estendersi. Questa in estrema sintesi la situazione, così come descritto dalla lettera scritta dai prigionieri in lotta riportata in allegato:

 

Sezione maschile: 14
Sezione trans: 10
Sezione donne: 10 (lo sciopero tra le donne era stato interrotto dopo che Ingrid era stata deportata per rappresaglia ma è ripreso nel fine settimana).

 

La situazione dentro è ovviamente molto dura. Anche se lo sciopero della fame è a staffetta si tratta di uno sciopero reale e, soprattutto tra gli uomini dove ha mantenuto una maggiore costanza, molti prigionieri hanno perso in media da 5 a 9 kg. Rimangono molto determinati, ma sempre più deboli fisicamente e hanno bisogno che il sostengo alla loro lotta cresca, sia a livello di informazione che di appoggio pratico.

 

Da parte loro i detenuti in lotta hanno deciso di scrivere una lettera da far girare nel movimento antirazzista e da rivolgere ai media.

 

Da parte nostra, come sempre cerchiamo di esserne i megafono e rinnoviamo l’appello, ormai permanente, a dare tutto il sostegno materiale possibile a questa battaglia, rilanciando con forza la campagna di consegna di bevande (e frutta) che è giunta ormai alla sua nona puntata.

 

comitato antirazzista milano
 
 

CARI ITALIANI NOI SIAMO DEI CLANDESTINI…
 

Cari italiani noi siamo dei clandestini, siamo detenuti al CIE di via Corelli a Milano e stiamo facendo un sciopero della fame dal 03/03/2010 perché i tempi di detenzione per identificare le persone sono troppo lunghi. Dovete immaginare chiusi e chiuse per 180 giorni, 24 ore su 24, senza aver commesso nessun reato e senza nulla da fare per far passare il tempo. Ma soprattutto, noi clandestini siamo condannati all’ergastolo senza appello… Dopo 180 gg di CIE ti danno un foglio di via con 5 giorni di tempo per lasciare il territorio italiano e se ti beccano per strada, rischi il carcere ordinario (da 6 mesi a 1 anno).
 
Ma in 5 giorni come fai a trovare i soldi per lasciare il territorio italiano?
 
In questo periodo di sciopero il cibo che porta la Sodexo fa veramente schifo; per le persone malate non ci sono medicine; i bagni sono sempre sporchi e intasati e l’acqua del cesso esce fino al corridoio. Gli infermieri ci trattano male, allo stesso modo dei poliziotti e della croce rossa italiana.
 
E poi ci dicono che siamo clandestini ed è questo che ci spetta… Ci danno sedativi per stare tranquilli, ma la depressione di chi prende queste gocce é fortissima; sono tanti che piangono disperati, perché non capiscono perché devono subire tutto questo. Noi siamo persone, ma loro non pensano questo e ci umiliano, ridono della nostra situazione, ci picchiano.
 
Noi rispondiamo continuando a fare lo sciopero della fame. Fino ad ora lo abbiamo fatto in più di 80 persone. Attualmente ci siamo organizzati con uno sciopero a staffetta e siamo in 34 a farlo: 14 della sezione maschile, 10 tra le donne e 10 tra le trans.
 
Abbiamo già perso ciascuno di noi da 5 a 9 kili. Stiamo stufi di questa vita da clandestini. In tutto questo sciopero non hanno fatto nulla… noi stiamo lottando ma da soli e abbiamo bisogno che la gente sappia quello che lo stato fa con noi….
 
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ROMA 10.04.10: Dopo Rosarno @ eXSnia. Nostra patria è il mondo intero

 

 
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
 
Alle 16:00 – Reading di Mambaye Diop
a seguire – incontro pubblico con l’ALAR – Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma
Aperitivo calabrese e CENA SUB-SAHARIANA
Alle 21:00 – video-proiezione
Alle 21:30 – CONCERTO CON MADYA DIEBATE (griot e maestro di Kora)
A seguire – dj set con Sekou Diabate (Città Futura) Radio Africa (Onda Rossa – 87.9 FM) TP Africa (Popolare Roma 103.3 FM) e Aso Rock General
 
Sottoscrizione a sostegno della Cassa di Mutuo Soccorso per i lavoratori africani di Rosarno a Roma
 
Nostra patria è il mondo intero
Dal Lazio alla Sicilia esperienze di lotta al confronto
 
Al povero puoi rubare tutto, tranne i sogni (Antico detto africano).
Così chiude il suo intervento Kalifa, uno dei lavoratori africani di
Rosarno, deportato a Roma dopo i fatti del 7 gennaio, che sopravvive da
due mesi senza lavoro con l’aiuto di strutture di base cittadine.
 
Al povero puoi rubare tutto, tranne i sogni. Il
sogno di essere liberi, di determinare la propria vita, di tornare
liberamente dalla propria famiglia in Africa senza vincoli legati ai
documenti che immobilizzano. Il sogno di lavorare dignitosamente per
poter inviare loro quel po’ di denaro che consente di sopravvivere alla
miseria e alle malattie. Il sogno di vivere senza doversi guardare le
spalle quando si cammina per strada, di dormire in un letto e non su
uno scatolone di fortuna alla stazione… Il sogno di poter avere dei
semplici desideri…
 
Dopo i fatti di Rosarno, la vasta, tragica, sommersa realtà della
manodopera immigrata impiegata strutturalmente nelle campagne d’Italia
non è più una condizione nota a pochi. La situazione in Calabria,
Puglia, ma anche nelle piane del Lazio, nelle stalle della Lombardia e
del Veneto si ripropone in Andalusìa per le fragole, o in Francia,
nella Bouche du Rhone. Meccanismi simili perché è simile il modello
agricolo: un’agricoltura industriale volta al massimo profitto
sostenuta e incoraggiata da mezzo secolo di politiche pubbliche.
 
Possiamo pensare che non ci riguardi, se decidiamo di ignorare le
condizioni in cui vengono prodotti i pomodori, le zucchine, le arance
che compriamo sui banchi del supermercato; se decidiamo di non
domandarci a chi va quell’euro e mezzo che paghiamo per un chilo
d’arance tarocco, quando le stesse vengono pagate 20 centesimi ai
produttori. Ancora meglio, la spremuta a un euro potrebbe sembrarci
meno conveniente se sapessimo che i frutti da cui viene prodotta
vengono acquistati dai grossisti a 5 centesimi. Più del 600%, di tanto
aumenta il valore di un frutto quando passa dal produttore agli
scaffali delle grandi catene di distribuzione. Intanto noi compriamo e
così alimentiamo una circuito di sfruttamento che strozza i piccoli
produttori al punto di renderli aguzzini, servi delle organizzazioni
mafiose e carnefici verso i più deboli, i braccianti del nuovo
millennio, ultimo anello di questa lunga catena. Compriamo e foraggiamo
chi, forte del monopolio e coperto da leggi razziste, compra a basso
prezzo il sangue e il sudore dei lavoratori immigrati.
 
La solidarietà che ha circondato i lavoratori africani linciati e
deportati da Rosarno non può fermarsi all’aiuto materiale, né
contentarsi della lotta per la regolarizzazione. È necessario
affrontare i nodi strutturali della questione, in una prospettiva di
lotta che coniughi lo sviluppo democratico e partecipato di quei
territori con la dignità di lavoratori che devono poter affermare i
propri diritti.
 
Rosarno non è un caso. Rosarno è un sistema di
fronte al quale non basta scandalizzarsi ma è necessario reagire,
organizzarsi, lottare. Insieme: lavoratori delle campagne, immigrati e
italiani, piccoli produttori indipendenti e consumatori delle
metropoli.
 
Che risposte collettive possono essere date nei diversi territori?
 
Come possiamo mettere in rete le nostre esperienze
e le nostre idee per disarticolare la gerarchia etnicizzata del lavoro
che contempla l’esistenza di fasce totalmente prive di tutele e diritti?
 
Come rompere ovunque il muro di silenzio che circonda queste vite ridotte a braccia, senza testa e senza dignità, e che garantisce il loro sfruttamento?
 
Mettiamo in relazione le nostre esperienze e i nostri sforzi
perché le realtà solidali nei vari territori, già attive da anni per
dare un minimo sostegno ai lavoratori supersfruttati come gli africani
di Rosarno, non restino isolate e impotenti
 
Costruiamo un terreno comune di intervento e di lotta
 
PARLIAMONE INSIEME SABATO 10 APRILE CON:
– Assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma
– Enrico Pugliese, Docente di Sociologia del Lavoro, Università La Sapienza di Roma
– Consorzio EquoSud di Gallico, Reggio Calabria
– La Rete Migranti della provincia di Reggio Calabria
– Alcuni lavoratori africani di Castel Volturno
– CS ex Canapificio, Caserta
– Centro Jacob, Foggia
– Laboratorio Zeta, Palermo
– Comitato Primo Marzo, Siracusa
– Redazione veneta del Primomaggio – Foglio per il collegamento tra lavoratori, precari e disoccupati
 
 
Per contattattare ALAR e aderire all’appelo di sostegno:
 
 
 
 
 
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ROMA – 10.04.10: Tutti/e davanti all’ospedale Forlanini

APPELLO URGENTE ALLE RETI DI SOLIDARIETA’ E ALLA MONTEVERDE ONESTA

Il Comune di Roma sta per sgomberare il Centro di accoglienza per i rifugiati dall’Afghanistan allestito presso il Padiglione “O” dell’Ospedale Forlanini, rimettendo così sulla strada circa settanta persone, nonostante la disponibilità dimostrata dalla Direzione
dell’Azienda ospedaliera.

E’ un evidente primo  segnale di risoluzione autoritaria del disagio sociale attraverso la violazione dei più elementari diritti umani.

MOBILITIAMOCI IN MASSA PER FERMARE QUESTA VERGOGNA!

Tutti davanti all’Ospedale Forlanini –  Ingresso via Ramazzini

SABATO 10 aprile alle ore 16.30

Monteverde antirazzista
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Silenzio Assordante (ROR) 09.04.10

Silenzio Assordante, 9 aprile 2010
voci, denunce e testimonianze delle lotte antirazziste fuori e dentro i Cie
ogni venerdì dalle 17.00 alle 18.00 su Radio OndaRossa
 
Nella puntata di oggi:

Aggiornamenti sulla storia di Joy e sui prossimi appuntamenti in vista della scadenza del 12 aprile.

 

Corrispondenza con un recluso nel Cie di Ponte Galeria in sciopero della fame da 22 giorni.

 

Contributo di RadioCane sulla storia di Paola, trans brasiliana che nel Cie di via Corelli a Milano ha incontrato il suo affittacamere: l’ispettore di polizia Mauro.

 

Notizie, aggiornamenti e appuntamenti sulle lotte antirazziste dentro e fuori i Cie.

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APPELLO per una settimana di azioni contro la macchina delle deportazioni

 
 
Chiamata per una Settimana di azioni contro la Macchina delle Deportazioni
1 – 6 giugno 2010

Le deportazioni sono diventate una parte integrale del sistema delle Regime europeo sull’immigrazione. Centinaia di rifugiati/e e di migranti sono forzatamente deportati/e ogni giorno per fare ciò che le persone hanno fatto per milioni di anni: emigrare alla ricerca di una vita migliore, scappare dalla povertà, dalle persecuzioni, dagli abusi, dalle discriminazioni, dalla guerra etc. Il diritto di viaggiare e vivere dove si vuole è negato a tutti e tutte coloro che hanno un diverso colore della pelle, passaporto e conto in banca. Queste persone sono trattate come ‘criminali’ e incarcerati in prigioni speciali che chiamano con altri eufemismi (centri di rimozione, case rifugio e così via). Gli abusi razzisti e sessisti e la violenza fisica, agiti dalla polizia che si occupa di immigrazione e dalle guardie private, sono istituzionalizzati e legittimati dall’uso della forza nelle operazioni di deportazione.

Dietro le deportazioni si nasconde un misto di razzismo, nazionalismo e imperialismo in un contesto di capitalismo globale: mentre il capitale e i cittadini/e dell’Unione Europea e degli altri paesi del “primo mondo” sono liberi di viaggiare dove vogliono, le/gli altri/e dal lato sbagliato dei confini costruiti artificialmente, i cui paesi sono fatti a pezzi dai privilegi europei e dal capitalismo e dalle conquiste imperialiste, sono illegali, criminalizzati e impediti nell’esercizio dei diritti fondamentali. Loro semplicemente cessano di essere persone; diventano “immigrati illegali”, che si “trattengono troppo a lungo” [overstayers] e “mancati richiedenti asilo” di cui si può fare a meno quando non si ha più bisogno di sfruttare il loro lavoro o quando cercano di rivendicare i propri diritti. Come conseguenza, le lotte comuni e le comunità sono divise e prevale una cultura di sospetto e della sorveglianza.

Quando gli ordini di deportazione sono emanati, fa comodo dimenticare le cause dell’immigrazione. Le armi prodotte in Occidente e i conflitti armati, le guerre di aggressione alla ricerca di petrolio e di altre risorse naturali, i regimi repressivi appoggiati dai nostri democratici governi, i cambiamenti climatici e la sottrazione delle terre… tutto ciò può essere rintracciato all’interno delle nostre economie capitaliste, dello stile di vita consumistico e degli interessi imperialisti. La lotta contro le deportazioni non è solo una singola campagna: le persone scelgono o sono forzate a migrare per varie ragioni.

Per far funzionare il sistema dei voli di deportazione, i governi europei appaltano ad una serie di privati o semi-privati il lavoro sporco che sarebbe toccato a loro. Le compagnie aeree sono un ingranaggio centrale della macchina delle deportazioni. Non solo sono una delle prime cause che contribuiscono alla morte del pianeta, ma molte compagnie aeree, nella loro ricerca di profitto, sono contente di portare persone verso una possibile morte – sia essa una deportazione individuale o di massa. Gli interessi dietro la macchina delle deportazioni includono altri tipi di opportunisti, quali le compagnie che provvedono al trasporto e all’accompagnamento durante le deportazioni forzate e le compagnie di sicurezza delle multinazionali, come Serco e G4S, che gestiscono le prigioni per immigrati/e e portano avanti le deportazioni a nome delle autorità per l’immigrazione.

Inoltre, ci sono agenzie fantasma e inspiegabili, agenzie inter-governativei, come l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne (Frontex) e l’Organizzazione Internazionale per la migrazione (IOM), il cui ruolo è diventato sempre più influente negli ultimi anni e con le quali i governi europei cercano di portare avanti operazioni unitarie e coordinate. Questo non solo per risparmiare soldi, ma anche per mettere le deportazioni in mano a corpi europei e internazionali, che spingono la responsabilità su un altro livello al di là dei governi nazionali e delle autorità per l’immigrazione.

Infine, La Frontex ha recentemente assunto ulteriori poteri per le deportazioni di massa attraverso voli charter a nome dei governi europei, comprando equipaggiamento e sperimentando nuove tecnologie per il controllo dei confini dell’EU. Dopotutto, un super stato, razzista e imperialista, come Fortresse Europe ha bisogno di un esercito mercenario come Frontex per proteggere i propri confini artificiali.

Deportati e deportate, inclusi bambini/e, sono spesso ammanettati e accompagnati dalla sicurezza come criminali pericolosi (l’etichetta “criminale” è usata da chi è al potere). Ci sono stati numerosi segnalazioni di maltrattamenti fisici e abusi razzisti e sessuali, che uomini e donne hanno subito da parte delle guardie per l’immigrazione o degli “accompagnatori” privati durante le deportazioni (sia individuali che di massa). La proposta di avere qualcuno/a che monitori i diritti umani sui voli per le deportazioni, come ha recentemente suggerito un membro della Commissione europea, può impedire alcune di queste pratiche ma può anche legittimare le brutalità della deportazione stessa.

Siamo consapevoli che resistere contro le deportazioni è un percorso continuo e non confinato ad alcuni giorni o a settimane di azioni: le persone cercano di attraversare i confini in condizioni pericolosissime ogni giorno; gli scioperi della fame e le lotte nelle prigioni per immigrati; i/le deportati/e e i passeggeri consapevoli che si rifiutano di sedersi tranquillamente a bordo di un volo che passa inosservato; le comunità che si uniscono per difendere i loro membri; le proteste regolari e azioni contro varie componenti della macchina delle deportazioni… e molto altro ancora deve essere fatto perché milioni di persone continuano ad essere forzatamente deportate ogni giorno.

Questo appello è rivolto a tutti/e coloro, individualità e gruppi in Europa, che vogliano unirsi in una settimana di azioni decentralizzate e coordinate contro la macchina delle deportazioni nella prima settimana di giugno 2010. Questo appello è rivolto a tutti/e i migranti e rifugiati e chi li sostiene dentro e fuori l’Europa. Organizziamoci nelle nostre realtà locali in azioni o proteste durante la settimana con un unico grido:

  • STOP ALLE DEPORTAZIONI!
  • NO ALLA FORTEZZA EUROPA!
  • LIBERTÀ DI MOVIMENTO PER TUTTI E TUTTE!
 

freedom of movement is everybody’s right!

 

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ROMA 08.04.10: Rifugiati afgani occupano ass. per le politiche sociali

I DIRITTI NON SCADONO!
Roma, 8 aprile 2010

Questa mattina circa sessanta persone, tra cui un gruppo di richiedenti asilo e rifugiati afgani, hanno occupato gli uffici del V dipartimento dell’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Roma, per protestare contro l’assenza di un sistema dignitoso di accoglienza nella città di Roma e chiedere l’immediato prolungamento dell’accoglienza presso il centro S.A.S.F.I.D. San Camillo-Forlanini, dove sono attualmente ospitati circa sessanta rifugiati e richiedenti asilo, in gran parte di cittadinanza afgana. Dopo settimane di silenzio e latitanza da parte del Comune di Roma, in seguito all’azione di questa mattina i movimenti hanno ottenuto un incontro per venerdì 9 aprile con il direttore del V dipartimento Angelo Scozzafava, per reclamare risposte immediate.

 

ACCOGLIENZA A TERMINE?
I DIRITTI NON SCADONO

Il comune di Roma ha chiuso il 31 marzo il piano di accoglienza straordinario denominato “piano freddo”, che ha accolto circa 600 persone ogni notte. Dal primo aprile i cittadini in emergenza abitativa, che erano stati accolti nelle strutture di accoglienza istituite dalla sala operativa sociale del V dipartimento, sono di nuovo per strada: sfrattati, cittadini in condizione di grave emergenza abitativa, richiedenti asilo e rifugiati, oltre i senza fissa dimora. Non è stata offerta alcuna prospettiva di uscita dall’emergenza:

 

4 MESI DI ACCOGLIENZA E POI SI SALVI CHI PUO’.
Queste le politiche sociali della giunta capitolina!!!

 

Un destino che accomuna ogni anno diversi cittadini, ai quali non viene garantito in alcun modo il diritto alla casa e ad un’accoglienza degna. Come nel caso dei cittadini afgani accolti da alcuni mesi presso i padiglioni dell’istituto Forlanini: dal 31 marzo, questi rifugiati sono ospitati dallo stesso Istituto esclusivamente grazie all’attivazione dei movimenti e di alcune associazioni, come Medici per i Diritti Umani, e alla scelta della stessa dirigenza ospedaliera, che ha ritenuto inopportuno mettere decine di rifugiati in mezzo a una strada. Mentre il Comune continua ad essere in tutto e per tutto latitante e a non assumersi le responsabilità che gli competono. Non esiste un piano di accoglienza adeguato per i rifugiati, e il piano freddo non può essere la sola risposta indifferenziata di tutela abitativa. Si tratta, in questo specifico caso, di persone che arrivano in Italia in cerca di una vita dignitosa, trovando invece rifugio solo nella desolazione delle aree abbandonate attorno all’Air Terminal della Stazione Ostiense, dove vivono in condizioni subumane nonostante abbiano diritto alla piena protezione internazionale. Da lì sono stati sgomberati, da lì sono arrivati al Forlanini attraverso il piano attivato per l’”emergenza freddo”. Se non verrà prolungata l’accoglienza nelle strutture dove si trovano ora, è lì che torneranno, alla ricerca di un piazzale dove piantare una tenda, in attesa di una vita migliore di quella della guerra in cui è coinvolto il loro paese – una guerra a cui l’Italia partecipa attivamente. Che fuggano dai Talebani o dalla Nato, l’Italia deve garantire loro un’accoglienza dignitosa.

 

Chiediamo per questo il prolungamento immediato dell’utilizzo delle strutture dell’ospedale Forlanini per i rifugiati e i richiedenti asilo. Chiediamo che il Comune di Roma si attivi per risolvere questa situazione nella contingenza immediata, e dia il via a un piano di accoglienza all’altezza di una metropoli globale come Roma.

Diritto d’asilo, diritto a fuggire dalla guerra, diritto a vivere con dignità!

 

Rifugiati e richiedenti asilo afgani
Action migranti, Strike – Yo Migro, Esc_infomigrante
 
Servizio fotografico di Eidon press:
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ROMA 08.04.10: Assemblea pubblica NO-CIE @ Forte Prenestino

ASSEMBLEA PUBBLICA NO-CIE
GIOVEDI’ 8 APRILE
ORE 19.00 AL FORTE PRENESTINO
 
In seguito alla rivolta nella notte a cavallo tra il 29 ed il 30 di marzo scorso all’interno del CIE di Ponte Galeria a Roma, duramente repressa dalle forze dell’ordine e culminata con l’evasione di 4 uomini ed il processo per direttissima per 18 persone, alcuni compagni e compagne di Roma hanno da subito dato una risposta di solidarietà attraverso un presidio davanti il tribunale di Piazzale Clodio e convocando un’assemblea cittadina. Riunione partecipata da numerose persone appartenenti a diverse strutture del movimento romano e organizzazioni antirazziste oltre a singoli e singole.

Dopo un aggiornamento riguardo la rivolta e l’esito dell’udienza della mattina (15 persone di nuovo a Ponte Galeria e tre reclusi nel carcere romano di Regina Coeli) l’assemblea cittadina, vista anche la gravità della situazione, ha messo al centro del discorso le modalità attraverso le quali ognun@ può contribuire alla lotta per la chiusura dei lager chiamati CIE.
Dopo una serie di interventi di analisi riguardo i/le migranti, ci sono stati tre principali punti condivisi, sui quali impostare le prossime mobilitazioni:

  1. Chiusura immediata dei CIE;
  2. Rifiuto totale verso il "pacchetto sicurezza";
  3. Libertà di movimento con o senza documenti validi.
Sulla base di questi punti è stata espressa la volontà di estendere e rendere visibile il più possibile all’interno della città la campagna "Nella tua città c’è un lager. Chiudiamo il CIE di Ponte Galeria": a riguardo ci si è riproposti/e di moltiplicare le iniziative ed i momenti pubblici comunicativi all’interno della città.

Nel concreto si è inoltre ragionato su come avviare un lavoro di rete di ampio respiro tra le varie realtà antirazziste in modo tale da portare sostegno pratico ai/alle reclusi/e nei CIE ed a coloro che in seguito alla rivolta si trovano imputati nel processo: è stata avanzata l’idea di costituire un gruppo di supporto che coinvolga in maniera organica attivisti/e, avvocati ed esponenti di varia natura della società civile, ribadendo però il carattere autorganizzato e orizzontale di questa mobilitazione.

Per continuare a discutere riguardo queste proposte e le future mobilitazioni, l’assemblea ha dato un nuovo appuntamento pubblico per il giorno giovedì 8 aprile alle ore 19 presso il centro sociale Forte Prenestino.

ANTIRAZZISTE E ANTIRAZZISTI DI ROMA
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