Due nuove fiammate si alzano dai Centri d’Identificazione ed
Espulsione dopo l’entrata in vigore del “Pacchetto Sicurezza”. Intanto
in via Corelli, a Milano. Lì lo sciopero della fame oggi è arrivato al
quinto giorno: la protesta era partita venerdì sera come sciopero
della fame e della sete, e si era subito collegata con la
mobilitazione già in corso a Roma e poi con la sommossa di Gradisca
d’Isonzo del giorno successivo.
Oggi una trentina di antirazzisti si è recata di fronte al Centro, per
chiedere all’amministrazione un incontro con gli sioperanti e
consegnare loro delle bevande. Quando l’amministrazione ha negato
l’incontro, dentro è scoppiata la sommossa: prima una battitura, e poi
l’incendio di lenzuola e cartoni e poi una serie di danneggiamenti (in
particolar modo contro le porte che impediscono ai reclusi di uscire
all’aperto durante le ore notturne) . La polizia decide di non
intervenire, a differenza di altre volte, e fuori i solidali danno
vita ad una battitura solidale durata tre ore.
E proprio alla fine di questo pomeriggio di protesta a Milano è giunta
la notizia dell’estensione dello sciopero della fame in corso
Brunelleschi, a Torino. E poi, un incontro importante: e già, perché
trentaquattro dei rivoltosi di Gradisca sono stati trasferiti proprio
oggi a Corelli, in vista dell’espulsione, ed hanno potuto conoscere di
persona i propri compagni di lotta milanesi con i quali erano già in
contatto da giorni.
Proprio nel mezzo della sommossa di Corelli, anche i reclusi di corso
Brunelleschi hanno scelto di scendere in campo, rifiutando la cena.
Appena la polizia si accorge che qualcosa non va, comincia a
circondare le gabbie con i manganelli temendo una rivolta. Ma la voce
si sparge e i solidali da fuori cominciano a telefonare al centralino
del Cie per protestare (”Ci hanno chiamato in milioni” – si lamentano
dal centralino della Questura). La polizia si ritira in buon ordine.