NEI CIE LA POLIZIA STUPRA!

pane al pane: NEI CIE LA POLIZIA STUPRA!
da http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

Mentre a Roma e Bologna i presidi di compagne procedevano più o meno sulla
trama stabilita collettivamente senza rilevanti (se non le usuali) molestie
poliziesche, da Milano giungeva la notizia di 1-2-3 cariche sempre più
violente affinché le compagne auto-censurassero lo striscione che diceva una
innegabile verità: NEI CENTRI DI DETENZIONE PER IMMIGRATI LA POLIZIA
STUPRA
.

Teste aperte a manganellate per dimostrare le pacifiche intenzioni
poliziesche e rassicurare sul fatto che la polizia non sia violenta –
dunque come potrebbe mai stuprare?
Donne massacrate a manganellate perché hanno osato dire la verità, una
verità che nemmeno le/ i più sincerissimi democraticissimi che manifestano
per la "libertà di informazione" (così la chiamano…) osano nemmeno
sfiorare: NEI CIE LA POLIZIA STUPRA.
I colleghi del molestatore seriale, nonché ispettore capo del Cie di Milano,
Vittorio Addesso, hanno fatto quadrato con lui, e nel fare quadrato han
cercato, col sangue agli occhi, anche di quadrare i crani di chi invece era
in piazza per dire come stanno le cose, e dirlo proprio nella giornata
internazionale contro la violenza sulle donne.
A fronte di questa violenta rappresaglia contro le compagne milanesi,
lanciamo a tutte le femministe e lesbiche nelle varie città un appello:
moltiplichiamo nei territori in cui viviamo il messaggio che NEI CIE LA
POLIZIA STUPRA
. Per strada, nelle piazze, sui mezzi di trasporto, nei luoghi
che attraversiamo, ovunque deve diventare pubblico questo dato di fatto.
Che poi questo sia un paese complice degli stupratori – Montalto di Castro
docet – poco ce ne importa: noi continueremo a nominare le cose come stanno,
pane al pane, senza farci spaventare da logiche mafiose e minacciose in
dotazione alle forze dell’ordine o alle altre forze patriarcali.
Le compagne di Milano oggi non erano sole: altre donne erano in contatto
diretto e continuo con loro, da altrove, carica dopo carica; le
testimonianze delle compagne milanesi intanto correvano in rete, e correvano
le immagini dello striscione insanguinato.
Cerchiamo di esserne consapevoli, una volta per tutte: è necessario un
rovesciamento. Chi deve aver paura non siamo noi, ma chi pensa di essere
legittimato a stuprare in nome del proprio potere e delle connivenze di cui
gode. Anche, e ancor più, se veste una divisa o se è un familiare o un
datore di lavoro.
Siamo al fianco delle compagne milanesi e, con loro, siamo al fianco delle
donne che nei Cie si ribellano alle condizioni disumane di vita cui
vorrebbero piegarle, e si ribellano a molestatori e torturatori in divisa.
NEI CIE LA POLIZIA STUPRA.
Non serve aggiungere altro: scegliamo da che
parte stare. Ora!

Ascolta le testimonianze delle compagne milanesi da Macerie:
http://www.autistici.org/macerie/?p=22953

Guarda il video della carica contro i/le manifestanti davanti alla stazione Cadorna a Milano:
http://www.youtube.com/watch?v=7yZnMB7g_44

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25 NOVEMBRE – CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE NEI CIE

Mercoledì 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si svolgeranno contemporaneamente, in diverse città d’Italia, presidi itineranti, manifestazioni e volantinaggi informativi contro la violenza sulle donne migranti fuori e dentro i Cie (i centri di identificazione ed espulsione per immigrati/e senza documenti), a cui parteciperanno donne, femministe e lesbiche, migranti e autoctone, che non vogliono essere complici della violenza sessista e razzista.

Leggi l’elenco degli appuntamenti, in continuo aggiornamento, a Milano, Bologna, Roma e Catania:
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/post/2009/11/20/chiudere-tutti-i-lager-25-novembre-gli-appuntamenti
Azioni informative si svolgeranno anche a Torino, Genova, Spezia, Pisa, Livorno, Venezia…

NOI NON SIAMO COMPLICI. Uno slogan con cui è cominciato un percorso di donne contro i Cie, come luoghi privilegiati di violenza contro le donne; uno slogan che ora è diventato un nome collettivo.

Visita il blog della campagna “Noi non siamo complici”:
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

Due anni fa siamo scese in piazza a Roma in 200mila per dire che “la violenza maschile contro le donne comincia in famiglia e non ha confini” e che nessun “pacchetto sicurezza” doveva essere varato in nostro nome. Oggi il “pacchetto sicurezza” è in vigore, i respingimenti alle frontiere si sono intensificati, i Centri di permanenza temporanea (Cpt) sono stati trasformati in Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e la detenzione lì è diventata prorogabile fino a sei mesi.

La campagna istituzionale e mediatica in sostegno al “pacchetto sicurezza” è stata costruita sull’equazione razzista clandestino=stupratore, ma la realtà è ben diversa: le profughe respinte alle frontiere e rimandate in Libia subiscono stupri e terribili violenze nei campi di concentramento libici finanziati coi soldi italiani e intanto qui, in Italia, le donne migranti quotidianamente subiscono violenze dentro e fuori i Centri di identificazione ed espulsione. Violenze che molto spesso non emergono, poiché le vittime vivono una doppia condizione di ricattabilità – in quanto donne e “irregolari” – mentre i loro aguzzini italiani godono di coperture e connivenze sociali e istituzionali. Quando queste violenze vengono denunciate, molto spesso non hanno diritto di cronaca o rimangono relegate in qualche striminzito trafiletto nelle pagine di cronaca locale. Stessa sorte per gli atti di ribellione e di protesta delle donne migranti.

Tali notizie, destinate all’oblio, rendono visibile una realtà ben differente dalle menzogne della retorica razzista e per questo abbiamo deciso di raccoglierne le principali e più recenti in ordine cronologico. Leggendole vi sarà chiaro come in Italia le donne immigrate vengano disumanizzate e come, nei loro confronti, si riattivino quegli stereotipi del colonialismo italiano che, nel Corno d’Africa fra il 1890 e il 1941, hanno legittimato sfruttamento domestico e sessuale, abbandono di figli “meticci” da parte dei padri italiani, stupri e deportazioni.

Leggi il dossier contro la violenza sulle donne migranti fuori e dentro i CIE:
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/gallery/5927/dossier_definitivo.pdf

Ascolta lo speciale di Radiocane su donne e Cie:
http://www.radiocane.info/cronache-dal-fronte/893-sebben-che-siamo-donne-speciale-donne-e-cie-.html 

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CATANIA – 25 NOVEMBRE: Noi non siamo complici!

Mercoledì 25 novembre 2009
giornata mondiale contro la violenza sulle donne

ore 18.30
C.P.O. Experia, via del Plebiscito 782, Catania

Nell’ambito dell’iniziativa Sessualità maschile e potere promossa dal Centro di iniziativa gay lesbica bisessuale trans Open Mind

presentazione e distribuzione del dossier Noi non siamo complici!

http://noinonsiamocomplici.noblogs.org
complici@anche.no

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BOLOGNA – 25 NOVEMBRE: Noi non siamocomplici!

In Italia ci sono 13 Centri di identificazione ed espulsione, Cie,
in cui i guardiani molestano e stuprano le donne migranti.

Anche nella tua città c’è uno di questi Centri:
è il Cie di via Mattei.

Ora non puoi più dire di non sapere.

25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Scorribanda informativa in centro e
presidio di femministe e lesbiche sotto il Cie di via Mattei

ore 17.00 piazza del Nettuno
distribuzione del dossier Noi non siamo complici!, sulla violenza contro le donne migranti

ore 18.00
appuntamento alla fermata del 14A in via Rizzoli

ore 18.30
presidio sotto il Centro di identificazione ed espulsione di via Mattei
 

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MILANO – 25 NOVEMBRE: Noi non siamo complici!

25 NOVEMBRE
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

NEI CENTRI DI DETENZIONE PER IMMIGRATI LA POLIZIA STUPRA

presidio informativo
ore 18.30
piazzale Cadorna, Milano

http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

Care signore e signorine,
tutte saprete che il problema della violenza sulle donne è di impellente attualità e si articola sotto svariate forme, dalla più cruenta alla più sottile e quotidiana.
Tutte avrete letto i dati ISTAT e scoperto che la maggior parte delle violenze si consuma tra le mura domestiche e viene compiuta da uomini italiani.
Tutte, una volta nella vita, vi sarete interrogate sull’influenza dell’immagine mediatica su ognuna di noi e sulle vostre bambine, scoprendo quanto il nostro corpo venga sfruttato e mercificato.
Tutte avrete affermato che non basta il 25 novembre, sarete uscite dal silenzio, urlando che è proprio questo a legittimare i soprusi.
Tutte, in questa giornata, avrete chiesto a gran voce più sicurezza, per poter essere libere di agire, senza dipendere dalla paura.
Tante di voi avranno cantato vittoria quando è stato approvato il decreto anti stupri, perché facilita la denuncia da parte di ogni donna: dovrà essere creduta e, solo in un secondo tempo, smentita. Vittoria!
Oppure quando è stato approvato il pacchetto sicurezza, sono stati messi i militari a pattugliare le strade, hanno approvato le ronde cittadine, hanno aumentato a sei mesi il tempo di permanenza all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione(CIE). Vittoria?
Eppure alcune non erano d’accordo ed hanno gridato che, in nostro nome, lo stato sdoganava una politica di razzismo e repressione passando senza scrupoli sui nostri corpi, altro che tutela delle sue donne!
Care signore, signorine, ora vi raccontiamo ciò che vi ostinate a non conoscere, rendendovi complici.
Vi ricordate i CIE, quei luoghi nei quali, anche per proteggerci, hanno rinchiuso per sei mesi immigrati ed immigrate, rei di non avere il permesso di soggiorno, grazie all’approvazione del pacchetto sicurezza?
Vi ricordate che, anche a Milano ne esiste uno? (Per chi fosse un po’ smemorata e non si orientasse un gran che ricordiamo che si trova in via Corelli).
Ebbene, in questi luoghi vengono rinchiuse anche delle donne. Donne che conoscete: spesso lavorano nelle vostre case, accompagnano i figli nella stessa scuola dei vostri, o magari battono sotto le vostre finestre. Sono accomunate dal reato di non possedere il permesso di soggiorno.
Solitamente, dopo un controllo dei documenti(che non hanno) vengono prelevate dalla polizia e rinchiuse nelle gabbie di qualche Cie. Sono quelle che, d’un tratto, spariscono.
E che vita conducono le donne nei CIE? Questa non la ricordate proprio mai: violenze, soprusi, stupri, botte e minacce.
C’è il caso di Joy ed Hellen, che quest’estate hanno respinto il tentato stupro compiuto proprio dall’ispettore capo nel CIE di via Corelli,Vittorio Addesso, il quale poi, in occasione di una rivolta, le ha arrestate e picchiate, insieme alle altre. Joy ed Hellen hanno denunciato la violenza: Massimo Chiodini, responsabile crocerossa nel CIE, ha coperto Vittorio Addesso e la PM ha chiesto di mettere agli atti le loro dichiarazioni per poter procedere ad una denuncia per calunnia. La giudice ha accolto la richiesta.
E poi c’è Daniela, tuttora rinchiusa nel centro di Corelli: l’ispettore capo Vittorio Addesso, finché lei non cederà alle sue richieste, la terrà per tutto il tempo che gli è consentito. Daniela, qualche settimana fa, per farsi rilasciare ha tentato di darsi fuoco.

E ce ne sono altre, signore e signorine. Le loro storie non sono giunte fino alle vostre orecchie? Non vi siete mai occupate di loro. Il vostro silenzio si è fatto complicità.
Eppure, tutto questo avviene in nostro nome, questo lo sapevate. Vi siete dimenticate che a uomini come Vittorio Addesso abbiamo delegato la nostra difesa: polizia, carabinieri, soldati. Lo Stato.
Ora lo sapete, signore e signorine.
Non ci sono scuse: d’ora in avanti la vostra indifferenza sarà complicità.

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contatti: complici@anche.no

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ROMA – 25 NOVEMBRE: Noi non siamo complici!

MERCOLEDÌ 25 NOVEMBRE 2009
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

PRESIDIO ITINERANTE DI DONNE,
FEMMINISTE E LESBICHE, MIGRANTI E AUTOCTONE,
VERSO IL CIE DI PONTE GALERIA

alle 16:00: appuntamento alla stazione Ostiense
per un volantinaggio sul treno che porta verso il Cie

dalle 17:00: presidio davanti al Cie di Ponte Galeria
(via Gaetano Rolli Lorenzini angolo via Cesare Chiodi)
musica e parole, voci, denunce e testimonianze di femministe e lesbiche

 
NELLA TUA CITTÀ C’È UN LAGER
È IL CIE (centro di identificazione ed espulsione) DI PONTE GALERIA

NOI NON SIAMO COMPLICI!

SIAMO TUTTE CON JOY
LA DONNA CHE HA DENUNCIATO IL TENTATIVO DI STUPRO
DA PARTE DEL SUO CARCERIERE NEL CIE DI MILANO

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI
DI UNA VIOLENZA LEGALIZZATA

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI
DI UNA LEGGE RAZZISTA FATTA IN NOME DELLE DONNE

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI
DI UN SISTEMA CHE CONSIDERA LE PERSONE IMMIGRATE
COME DEI CRIMINALI SOLO PERCHÉ NON HANNO I DOCUMENTI

NON C’È RISPOSTA ALLA VIOLENZA CHE NON SIA AUTODETERMINAZIONE:
L’AUTODETERMINAZIONE DI UNA È L’AUTODETERMINAZIONE DI TUTTE

CONTRO LA VIOLENZA SESSISTA E RAZZISTA,
NOI SIAMO TUTTE CON JOY E HELLEN!

http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

 

 

Nella tua città c’è un lager. Alle porte di Roma, tra il Parco Leonardo e la Fiera di Roma, c’è il centro di identificazione ed espulsione (Cie, ex Cpt) di Ponte Galeria, dove vengono rinchiuse, in condizioni disumane, le persone immigrate prive di documenti o che hanno perso il lavoro. Con l’approvazione del “pacchetto sicurezza” e il prolungamento della detenzione fino a sei mesi, lo stato vorrebbe privare le persone immigrate di ogni dignità e costringerle a vivere in un regime di violenza quotidiana e legalizzata. Nel corso dell’estate, sono scoppiate numerose rivolte, da Lampedusa a Gradisca. Noi ci sentiamo vicine e vogliamo sostenere le lotte delle recluse e dei reclusi contro questi “lager della democrazia”. In particolare vogliamo farvi conoscere la forza e l’autodeterminazione di Joy.

Martedì 13 ottobre si è chiuso il processo di primo grado contro i reclusi e le recluse accusate dalla Croce Rossa di aver dato vita, ad agosto, alla rivolta contro l’approvazione del pacchetto sicurezza nel Cie di via Corelli a Milano. Nel corso del processo una di queste donne, Joy, ha denunciato in aula di aver subito un tentativo di stupro da parte dell’ispettore-capo di polizia Vittorio Addesso e di essersi salvata solo grazie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Inoltre, entrambe hanno raccontato che, durante la rivolta, con altre recluse, sono state trascinate seminude in una stanza senza telecamere, ammanettate e fatte inginocchiare, per essere poi picchiate selvaggiamente prima di essere portate in carcere. Dopo essere state condannate a sei mesi di carcere per la rivolta, ora Joy e Hellen rischiano un processo per calunnia, per aver denunciato la violenza subita.

Sappiamo bene che questo non è un caso isolato: i ricatti sessuali, le molestie, le violenze e gli stupri sono una realtà che le donne migranti subiscono quotidianamente nei Cie, ma le loro voci sono ridotte al silenzio perché i guardiani, protetti dalla complicità della croce rossa, in quanto rappresentanti dell’istituzione, si sentono liberi di abusare delle recluse.

Sappiamo bene quanto sia aggravante essere prigioniera e donna: la violenza che si consuma nei luoghi di detenzione ad opera dei carcerieri, che viene sistematicamente occultata, si manifesta anche e soprattutto attraverso forme di violenza sessuale sulle prigioniere donne: perchè la violenza maschile sulle donne è un fatto culturale, e si basa sulla sopraffazione che sfocia nell’abuso del corpo e nell’offesa della mente.

Per questo pensiamo che sia importante sostenere Joy e Hellen, assieme a tutte le migranti che hanno avuto – e che avranno in futuro – il coraggio di ribellarsi ai loro carcerieri.

Per questo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, assieme ad altre compagne femministe e lesbiche che si stanno mobilitando in diverse città, saremo a Ponte Galeria. Per affermare che noi non vogliamo essere complici, né delle campagne mediatiche costruite sull’equazione razzista “clandestino uguale stupratore”, né delle leggi razziste, securitarie e repressive varate in nostro nome; per gridare che tutti i centri di detenzione per migranti devono essere chiusi; per dire che rifiutiamo ogni forma di controllo e ogni tentativo di usare i nostri corpi per giustificare gli stereotipi e le violenze razziste e sessiste.

Ma soprattutto saremo lì per esprimere la nostra solidarietà a tutte le recluse e i reclusi nei Cie e per far sentire a Joy e Hellen che non sono sole, che il loro gesto rappresenta un atto estremamente significativo di resistenza e di autodeterminazione, che rovescia il ruolo di vittima assegnato alle donne immigrate, dando forza a tutte le lotte e i percorsi contro la violenza sulle donne, dentro e fuori dai Cie.

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ROMA – 20 NOVEMBRE: Solidarietà coi reclusi e le recluse di Ponte Galeria

L’assemblea cittadina che si è tenuta mercoledì 18 novembre all’ex Snia ha deciso di lanciare una mobilitazione di fronte all’ingresso principale dell’ospedale Forlanini, dove è ricoverato Faid, il recluso di Ponte Galeria che si credeva morto e sulle cui condizioni non si riesce a fare luce.

VENERDI’ 20 NOVEMBRE – ORE 17.00
APPUNTAMENTO DAVANTI ALL’OSPEDALE FORLANINI
p.zza Carlo Forlanini, Roma
in solidarietà con Faid
e con i relcusi e le recluse del Cie di Ponte Galeria

Libertà per tutte e tutti
Contro tutte le gabbie
Chiudere i lager di stato, chiudere i CIE!
Nella tua città c’è un lager!
Chiudiamo il CIE di Ponte Galeria!
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ROMA – 18 NOVEMBRE: Lo stato uccide: nei Cie, nelle galere, nelle questure

LO STATO UCCIDE: NEI CIE, NELLE GALERE, NELLE QUESTURE
I suoi servi negano, insabbiano, nascondono

C’è tensione nel CIE di Ponte Galeria. Da quando i reclusi non hanno più notizie di un loro compagno, di nome FAID, che nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 novembre è stato portato all’ospedale per problemi cardiovascolari. Sembra che l’uomo lamentasse dolori da giorni e che dopo l’ennesima richiesta di soccorso l’abbiamo ricoverato all’ospedale S.Camillo. Già da domenica si era diffusa dentro al CIE la voce che FAID fosse morto ancor prima di arrivare all’ospedale, notizia che era stata confermata anche da un avvocato in contatto con due reclusi, mentre la Croce Rossa, davanti alle domande dei solidali e dei reclusi, ha continuato a negare tutto, come al solito, rifiutandosi di fornire informazioni sulle sue condizioni di salute e sul motivo del suo ricovero.

All’alba di domenica 15 novembre, invece, un altro recluso tunisino, di nome MOHAMED BACHIR, è stato ricoverato all’ospedale Forlanini perché probabilmente affetto da influenza A. E’ quanto hanno ipotizzato i reclusi ascoltando i crocerossini che l’hanno prelevato e che infatti indossavano mascherine su viso e naso. La cosa ha ovviamente diffuso il panico tra i reclusi all’interno del centro, che sono rimasti a contatto per giorni con il virus, al freddo, in spazi angusti e senza alcuna precauzione. A Ponte Galeria infatti dall’inizio dell’inverno non funziona il riscaldamento e l’acqua calda sembra sia tornata in funzione solo da qualche giorno.

Solo oggi, martedì 17 novembre, apprendiamo che FAID è ancora ricoverato in ospedale in seguito a un’ischemia cerebrale e che fortunatamente, a quanto pare, non sarebbe in pericolo di vita, mentre BACHIR è riuscito a scappare dall’ospedale, ma non ci è dato sapere se sia davvero affetto da influenza A, né se vi sia un reale rischio di contagio all’interno del centro.

Tutto questo non fa altro che mettere nuovamente in risalto la complicità dei crocerossini nella gestione di questi lager e nello stendere un velo d’omertà e di silenzio su quanto succede al loro interno. Insabbiare e negare – che si tratti di torture, stupri o violenze – è quanto fanno la Croce Rossa e chi gestisce questi centri, complici di militari, governi e servi al loro seguito. Diffondere paura – dell’immigrato, del diverso, dell’emarginato – e sventolare il mito della sicurezza è quanto fa lo Stato per legittimare questi lager. La loro panacea è sempre la stessa: repressione e reclusione.

Così, per il silenzio che si stende sulla situazione di FAID e di BACHIR, per protestare contro le condizioni che si vivono in questi lager e contro il prolungamento a sei mesi della detenzione, buona parte dei reclusi della sezione maschile domenica scorsa è entrata in sciopero della fame. Anche se da ieri sera lo sciopero è stato sospeso, da dentro ci chiedono di mobilitarci dall’esterno, visto che loro la lotta la stanno già portando avanti, come ogni giorno, per la libertà.

ASSEMBLEA PUBBLICA
Mercoledì 18 novembre ore 18.00 all’EX SNIA, in via prenestina 173
PER ORGANIZZARE INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’
CON I RECLUSI E LE RECLUSE

Libertà per tutte e tutti
Contro tutte le gabbie
Chiudere i lager di stato, chiudere i CIE!

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ROMA – 29 OTTOBRE: Piazza Navona. I movimenti contro la svolta autoritaria

29 OTTOBRE 2009

PIAZZA NAVONA

I MOVIMENTI CONTRO LA SVOLTA AUTORITARIA,
CONTRO VECCHI E NUOVI FASCISMI, PER CONQUISTARE SPAZI DI LIBERTA’
Un momento di mobilitazione e di confronto tra le lotte sociali della città

Un anno fa, il 29 ottobre 2008, i fascisti del Blocco Studentesco furono cacciati da Piazza Navona, sventando così il loro tentativo di infiltrazione nel movimento studentesco dell’Onda. Da quel momento in poi l’antifascismo divenne un contenuto condiviso nelle scuole e università in mobilitazione. Quell’episodio fece luce sulla vera natura dei “burattini del potere”, squadristi al servizio di un potere costituito interessato a
criminalizzare e reprimere i conflitti sociali che, specialmente in tempi di crisi, nascono e si sviluppano nel corpo vivo della società.

UN ANNO DOPO ANCORA IN PIAZZA
Ad un anno esatto da quei fatti vogliamo riprendere il filo del discorso, senza inutili intenti commemorativi. In questi dodici mesi i fascisti non hanno cessato di fare il loro sporco lavoro contro i movimenti e contro quei soggetti sociali che non rientrano nella loro visione distorta incentrata sullo slogan “Dio, patria e famiglia”. Si sono anzi moltiplicate le aggressioni xenofobe e omofobe, le provocazioni nelle scuole e nelle università, i loro tentativi di dare vita ad una guerra tra poveri che distolga il “popolo” dall’individuare i veri responsabili della crisi, della precarietà, della devastazione ambientale, le loro strumentali iniziative sul corpo delle donne. E’ chiara ormai la loro
perfetta internità ad una logica di governo che vede speculatori, mafiosi e piduisti farla da padrone: in questo senso risulta falsa e mistificatoria la loro pretesa di avvalorarsi come soggetti antisistema essendo invece tra gli agenti principali di quella ”strategia della paura” divenuta ormai strumento di governance delle contraddizioni sociali. In questo senso è emblematica la recente vicenda in cui Casa Pound ha preteso di esprimere
solidarietà ai glbtq “italiani” indicando il nemico nello straniero violento tentando un’operazione culturale di deviazione della controparte.
Purtroppo dobbiamo prendere atto anche di una pericolosa volontà di “dialogo” da parte di alcuni sedicenti rappresentanti dei movimenti che rischiano di legittimare i picchiatori, pretendendo di mettere sullo stesso piano oppressi e oppressori. Esprimiamo invece piena solidarietà agli antifascisti e alle antifasciste che a Napoli, Pistoia, Torino, Reggio Emilia si sono mobilitati con forza per togliere spazio agli squadristi mettendo in chiaro che per loro non ci sarà futuro in questo paese.

CONTRO IL NUOVO AUTORITARISMO 
Tira una brutta aria in questo paese. Oltre al protagonismo di una destra fascista che ha aperto più di un cuneo nella società grazie all’appoggio governativo e all’ambiguità e inconsistenza di un’opposizione sempre troppo attenta agli interessi dei poteri forti, dobbiamo constatare l’avanzata di una pericolosa deriva autoritaria che investe da una parte i movimenti di opposizione sociale e dall’altra tutti quei comportamenti e quelle pratiche ritenuti devianti rispetto alla norma. La conflittualità sociale viene ricondotta esclusivamente a problema di ordine pubblico, il libero arbitrio in campo sessuale e culturale stigmatizzato come dannoso per la coesione di una “comunità di popolo” funzionale al ricompattamento dietro ai voleri del “capo”. Dietro tutto ciò agisce la volontà di gestire a suon di manganellate gli effetti sociali della crisi economica, gli inevitabili conflitti che provoca, l’esigenza di organizzarsi di settori sempre più ampi delle classi subalterne, la volontà di uscire dal ghetto dei nostri corpi liberi e desideranti.
La repressione colpisce, e colpisce duro. La recente sentenza del processo d’appello per i fatti di Genova del 2001 è paradigmatica: una decina di manifestanti risultano gli unici colpevoli, condannati con pene da 8 a 15 anni per avere sfasciato delle vetrine, mentre i responsabili dell’ordine pubblico ne escono immacolati. Colpisce l’uso aberrante di fattispecie
penali come “devastazione e saccheggio”, così come deve far riflettere l’uso di reati come “rapina aggravata” per chi occupa un supermercato contro precarietà e carovita, “estorsione” e “associazione a delinquere” per chi occupa le case sfitte, le multe amministrative da 10.000 euro per gli operai che fanno un blocco stradale, ecc.
In questa città, dominata dai palazzinari e dalle mafie, è partita la politica dello sgombero contro case occupate e centri sociali (vedi “Regina Elena”,“8 marzo”, “Horus”, “Giap”). Si limita la libertà di manifestare con i protocolli anti-cortei, si perseguitano lavavetri e barboni fomentando le pulsioni più reazionarie della popolazione, si rastrellano gli uomini in base al colore della pelle (la vicenda del Pigneto). E si potrebbe continuare a lungo.
Il varo del pacchetto sicurezza ha invece riportato il nostro paese agli anni bui delle leggi razziali, riducendo le persone migranti a pura merce-forza lavoro, da utilizzare fino a quando serve e da cacciare (o rinchiudere nei lager/Cie) quando il mercato del lavoro non ha più bisogno di loro.

APRIAMO PERCORSI DI LIBERAZIONE PER TUTTI E TUTTE
Sono sotto attacco le lotte sociali e i soggetti che agiscono in prima persona nei movimenti. Si restringono gli spazi di libertà per i soggetti organizzati e per le singole persone che criticano l’esistente. Da più parti nasce l’esigenza di uscire dall’isolamento in cui troppo spesso le realtà in lotta si trovano ad operare. Gli studenti, gli occupanti di
casa, i precari, i movimenti glbtq, i movimenti dei migranti, i lavoratori e le lavoratrici alle prese con la crisi, hanno bisogno che si ricostituisca una comunità solidale che agisca la pratica del mutuo appoggio e della mutua attenzione, che sappia riconoscere quel “noi” fondativo di una nuova stagione di lotta e di liberazione. Per iniziare
questo percorso, coscienti che l’opposizione al nuovo autoritarismo non sarà una passeggiata, convochiamo una giornata di mobilitazione e di confronto, di racconto e di proposta, finalizzata all’apertura di una campagna condivisa contro l’autoritarismo e i fascismi vecchie nuovi che sappia parlare a tutta la città. Una giornata arricchita da performance
teatrali e proiezioni video, aperta ad ogni altro contributo creativo che si vorrà proporre.

ASSEMBLEA PREPARATORIA FACOLTA’ DI FISICA “LA SAPIENZA”
MARTEDI 27 OTTOBRE 2009 ORE 17.00

PIAZZA NAVONA
29 OTTOBRE 2009 DALLE ORE 17.00

ANTIFASCISTI E ANTIFASCISTE DI ROMA
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ROMA – 17 OTTOBRE: MANIFESTAZIONE NAZIONALE ANTIRAZZISTA

 
 
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