ROMA 10.04.10: Dopo Rosarno @ eXSnia. Nostra patria è il mondo intero

 

 
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
 
Alle 16:00 – Reading di Mambaye Diop
a seguire – incontro pubblico con l’ALAR – Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma
Aperitivo calabrese e CENA SUB-SAHARIANA
Alle 21:00 – video-proiezione
Alle 21:30 – CONCERTO CON MADYA DIEBATE (griot e maestro di Kora)
A seguire – dj set con Sekou Diabate (Città Futura) Radio Africa (Onda Rossa – 87.9 FM) TP Africa (Popolare Roma 103.3 FM) e Aso Rock General
 
Sottoscrizione a sostegno della Cassa di Mutuo Soccorso per i lavoratori africani di Rosarno a Roma
 
Nostra patria è il mondo intero
Dal Lazio alla Sicilia esperienze di lotta al confronto
 
Al povero puoi rubare tutto, tranne i sogni (Antico detto africano).
Così chiude il suo intervento Kalifa, uno dei lavoratori africani di
Rosarno, deportato a Roma dopo i fatti del 7 gennaio, che sopravvive da
due mesi senza lavoro con l’aiuto di strutture di base cittadine.
 
Al povero puoi rubare tutto, tranne i sogni. Il
sogno di essere liberi, di determinare la propria vita, di tornare
liberamente dalla propria famiglia in Africa senza vincoli legati ai
documenti che immobilizzano. Il sogno di lavorare dignitosamente per
poter inviare loro quel po’ di denaro che consente di sopravvivere alla
miseria e alle malattie. Il sogno di vivere senza doversi guardare le
spalle quando si cammina per strada, di dormire in un letto e non su
uno scatolone di fortuna alla stazione… Il sogno di poter avere dei
semplici desideri…
 
Dopo i fatti di Rosarno, la vasta, tragica, sommersa realtà della
manodopera immigrata impiegata strutturalmente nelle campagne d’Italia
non è più una condizione nota a pochi. La situazione in Calabria,
Puglia, ma anche nelle piane del Lazio, nelle stalle della Lombardia e
del Veneto si ripropone in Andalusìa per le fragole, o in Francia,
nella Bouche du Rhone. Meccanismi simili perché è simile il modello
agricolo: un’agricoltura industriale volta al massimo profitto
sostenuta e incoraggiata da mezzo secolo di politiche pubbliche.
 
Possiamo pensare che non ci riguardi, se decidiamo di ignorare le
condizioni in cui vengono prodotti i pomodori, le zucchine, le arance
che compriamo sui banchi del supermercato; se decidiamo di non
domandarci a chi va quell’euro e mezzo che paghiamo per un chilo
d’arance tarocco, quando le stesse vengono pagate 20 centesimi ai
produttori. Ancora meglio, la spremuta a un euro potrebbe sembrarci
meno conveniente se sapessimo che i frutti da cui viene prodotta
vengono acquistati dai grossisti a 5 centesimi. Più del 600%, di tanto
aumenta il valore di un frutto quando passa dal produttore agli
scaffali delle grandi catene di distribuzione. Intanto noi compriamo e
così alimentiamo una circuito di sfruttamento che strozza i piccoli
produttori al punto di renderli aguzzini, servi delle organizzazioni
mafiose e carnefici verso i più deboli, i braccianti del nuovo
millennio, ultimo anello di questa lunga catena. Compriamo e foraggiamo
chi, forte del monopolio e coperto da leggi razziste, compra a basso
prezzo il sangue e il sudore dei lavoratori immigrati.
 
La solidarietà che ha circondato i lavoratori africani linciati e
deportati da Rosarno non può fermarsi all’aiuto materiale, né
contentarsi della lotta per la regolarizzazione. È necessario
affrontare i nodi strutturali della questione, in una prospettiva di
lotta che coniughi lo sviluppo democratico e partecipato di quei
territori con la dignità di lavoratori che devono poter affermare i
propri diritti.
 
Rosarno non è un caso. Rosarno è un sistema di
fronte al quale non basta scandalizzarsi ma è necessario reagire,
organizzarsi, lottare. Insieme: lavoratori delle campagne, immigrati e
italiani, piccoli produttori indipendenti e consumatori delle
metropoli.
 
Che risposte collettive possono essere date nei diversi territori?
 
Come possiamo mettere in rete le nostre esperienze
e le nostre idee per disarticolare la gerarchia etnicizzata del lavoro
che contempla l’esistenza di fasce totalmente prive di tutele e diritti?
 
Come rompere ovunque il muro di silenzio che circonda queste vite ridotte a braccia, senza testa e senza dignità, e che garantisce il loro sfruttamento?
 
Mettiamo in relazione le nostre esperienze e i nostri sforzi
perché le realtà solidali nei vari territori, già attive da anni per
dare un minimo sostegno ai lavoratori supersfruttati come gli africani
di Rosarno, non restino isolate e impotenti
 
Costruiamo un terreno comune di intervento e di lotta
 
PARLIAMONE INSIEME SABATO 10 APRILE CON:
– Assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma
– Enrico Pugliese, Docente di Sociologia del Lavoro, Università La Sapienza di Roma
– Consorzio EquoSud di Gallico, Reggio Calabria
– La Rete Migranti della provincia di Reggio Calabria
– Alcuni lavoratori africani di Castel Volturno
– CS ex Canapificio, Caserta
– Centro Jacob, Foggia
– Laboratorio Zeta, Palermo
– Comitato Primo Marzo, Siracusa
– Redazione veneta del Primomaggio – Foglio per il collegamento tra lavoratori, precari e disoccupati
 
 
Per contattattare ALAR e aderire all’appelo di sostegno:
 
 
 
 
 
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